Il paziente che ha subìto un danno cerebrale, un evento traumatico, una condizione di malattia improvvisa che limita la propria libertà e autonomia, si trova a fare i conti con una nuova realtà e un nuovo stile di vita. Il modo in cui una persona si percepisce necessariamente cambia. Accanto alle cure mediche, è importante affiancare il sostegno psicologico per contenere ansie e paure, favorire il processo di elaborazione della nuova condizione e la ricerca di nuovi modi di affrontare le svariate situazioni della vita quotidiana che da quel momento, saranno vissute “con” la malattia.
È necessario tenere conto degli aspetti emozionali, i vissuti, le paure, le rappresentazioni simboliche e i significati che la persona mette in atto per reagire a ciò che è accaduto. La percezione di Sé delle proprie risorse interne ed esterne è alterata. Il carattere improvviso dell’evento, l’esperienza di fragilità e disabilità che ne derivano e le sue difficoltà ad adattarsi all’evento traumatico, sono manifestazioni di una personalità impegnata nella rielaborazione di quello che è accaduto e nel ristabilire uno stravolgimento inaspettato della vita quotidiana.
Agli eventi di malattia vi sono diverse reazioni e fasi di adattamento: c’è chi reagisce lottando contro la malattia in maniera decisa e costante, chi non accetta e nega il problema non seguendo adeguatamente il programma terapeutico proposto o rifiutandosi di cambiare lo stile di vita, chi assume un comportamento regressivo abbandonandosi al senso di sconfitta, chi manifesta rabbia intensa nei confronti della malattia.
Gli aspetti psicologici in particolare nei pazienti neurologici, post ictus, emorragia cerebrale, trauma cranico, riguardano in particolare: episodi depressivi, ansia e apatia. È importante riconoscerli e riuscire a sostenere la persona nell’affrontare il percorso di riabilitazione, fronteggiare la malattia e accettare, se necessario, la nuova condizione posta da quest’ultima.
La depressione è molto frequente in un evento acuto cerebrale e il mancato riconoscimento può condizionare negativamente il recupero funzionale, in una fase riabilitativa che rischia di essere parziale o incompleta. I vissuti interni, che portano ad un umore depresso, riguardano il contatto con la morte, la fragilità, l’essere indifesi. Gli aspetti depressivi si manifestano prevalentemente con manifestazioni di tipo somatico nel decorso, fattore che rende ancora più importante la differenziazione tra aspetti psichici e somatici, dove la sintomatologia si sovrappone.
L’ansia riguarda timori di riammalarsi, di morte e di disabilità. Questo si inserisce spesso in un quadro depressivo-ansioso tipico del decorso della patologia cerebrovascolare. Il paziente può mettere in atto i cosiddetti comportamenti di evitamento, evita di fare determinate attività per paura di avere un altro ictus. Questi comportamenti condizionano totalmente la vita del soggetto, limitandolo nella sua quotidianità.
L’apatia consiste nella perdita di interesse nelle attività prima svolte con piacere dal paziente. L’apatia post-ictus si presenta spesso, si riconduce a una mancanza di volontà da parte del paziente, ma non è così poiché anch’essa è conseguenza dei danni cerebrali.
Proprio perché spesso i sintomi psichici sono sottovalutati è opportuna una valutazione anche di questi, anche considerando che i sintomi depressivi peggiorano il decorso e diminuiscono la motivazione alla riabilitazione e alla cura di sé in generale. Il sostegno psicologico indispensabile nella vita di chi è stato colpito da un evento così difficile da superare, ha lo scopo di favorire l’elaborazione dell’evento stressante, migliorare la compliance alla riabilitazione, e prevenire eventuali sintomi depressivi di maggior gravità, ponendosi lungo tutta la fase diagnostica e dell’iter riabilitativo del paziente.